
Iniziare da zero a conoscere il mondo della cannabis vuol dire aprire un capitolo affascinante, con pagine che parlano dell’impegno di breeder appassionati che, per decenni e decenni, si sono concentrati sulla creazione di ibridi di vario tipo, sempre con un obiettivo: quello di ottenere piante resistenti in grado di garantire il massimo dell’appagamento sensoriale.
Indice dei contenuti
Tutto parte dalle genetiche che, secondo la legge italiana, rappresentano la principale finalità di acquisto dei semi nel nostro Paese. Li si può comprare, ma con uno scopo ben preciso, ossia la loro conservazione nel tempo.
I punti di riferimento per l’acquisto sono gli e-commerce di seeds bank che, nel corso del tempo, hanno dato un contributo prezioso alla creazione degli ibridi.
Un esempio tra i più celebri? Sensoryseeds tratta genetiche differenti e, a livello mondiale, rappresenta uno dei nomi di maggior fama tra chi vuole acquistare semi di cannabis ad alto THC.
Chiarita questa doverosa premessa normativa, vediamo bene di cosa si parla quando si chiamano in causa gli ibridi.
Ibrido di cannabis: di cosa si tratta?
Quando si parla di ibridi di cannabis, si inquadrano varietà della pianta create ex novo unendo tra loro diversi cultivar (dai due in su).
L’importanza degli ibridi per il mercato della cannabis
Gli ibridi di cannabis hanno un ruolo basilare nel mercato mondiale legale della pianta.
Permettono infatti di procedere a una personalizzazione che si rivela decisiva per l’attrattiva commerciale dei prodotti su larga scala.
I principali ibridi di cannabis
I principali ibridi di cannabis sono quattro. Eccoli con le loro caratteristiche:
- Sativa e sativa: in questo caso, si ha a che fare con l’ibridazione di due differenti varietà di cannabis sativa.
- Indica e indica: la stessa cosa del punto precedente, solo con l’utilizzo di varietà di cannabis indica.
- Sativa e indica: l’ibrido risultante sarà caratterizzato da una dominanza delle peculiarità tipiche della genetica sativa.
- Indica e sativa: in questo frangente, invece, a dominare saranno i caratteri tipici della cannabis indica.
Come creare ibridi di cannabis
Lo schema da seguire per creare ibridi di cannabis è affine a quello da chiamare in causa per qualsiasi altro tipo di pianta.
A differenza di quanto accade in natura, con la fecondazione, da parte del polline di sesso maschile, della pianta femmina, quando si parla di creazione di ibridi di cannabis c’è la mano del breeder, che si occupa della scelta degli esemplari di partenza.
Dopo il primo raccolto, si procede a un’ulteriore selezione, focalizzandosi sulle piante che, rispetto alle altre, spiccano per il fatto di avere tratti decisamente più regolari.
Queste ultime vengono incrociate l’una con l’altra, fino a quando non si arriva al risultato desiderato.
A questo punto si apre un nuovo capitolo, ossia quello della stabilizzazione.
Il gold standard in questo caso prevede la scelta di una pianta giovane frutto dei processi di ibridazione, che viene a sua volta incrociata con una sua parente.
Si lavora perseguendo un determinato fine, ossia quello di consolidare le caratteristiche della varietà. In questa fase, la pazienza è l’alleata migliore del coltivatore.
Per arrivare al risultato definitivo, infatti, possono volerci fino a tre generazioni di piante per trovarsi davanti a un livello di stabilizzazione accettabile.
Le richieste del mercato
Quando un breeder inizia un percorso di ibridazione della cannabis, lo fa, molto spesso, con specifiche caratteristiche in mente, legate alle richieste del mercato.
Tra queste è possibile chiamare in causa il rendimento, ma anche la potenza. Numeri alla mano relativi a quest’ultimo punto, con la produzione in ambito internazionale di alcuni ibridi si cerca di arrivare al 25/30%.
L’utenza internazionale fa molta attenzione anche al rapporto tra i vari cannabinoidi, in particolare fra THC e CBD. Con la creazione degli ibridi, si punta sempre di più a proporre soluzioni con concentrazioni diverse, orientandosi verso la massima personalizzazione.